Le ultime sette parole di Cristo sulla croce

  • VersionePer quartetto d’archi Hob:XX:2
  • CategoriaTeatro

Il progetto:

L’idea è di riproporre l’Opera commissionata a J.F. Haydn creando una sinergia con i nuovi linguaggi comunicativi. Il viaggio si articolerà tra la musica del grande compositore nella trascrizione originale per quartetto d’archi e immagini che, rimontate e proiettate come fosse una rievocazione onirica, permetteranno di riscoprire la delicatezza dell’abbraccio tra sacro e profano.

Infatti, le scene cinematografiche, saranno quelle tratte dalla puntata/film “LA RICOTTA” di Pier Paolo Pasolini contenuta nel lungometraggio a capitoli Ro.Go.Pa.G (Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti).

Un percorso per riscoprire anche il Cinema d’Autore attraverso l’interazione di linguaggi che ben si sposano per creare un ambiente emozionale senza tempo: Musica ed Immagine.

“Nella campagna romana, una troupe è impegnata nelle riprese di una passione di Cristo. Stracci, la comparsa che interpreta il ladrone buono, regala ai propri familiari il cestino del pranzo appena ricevuto dalla produzione. Essendo affamato, si traveste da donna per rimediare un secondo cestino, che viene mangiato dal cagnolino della prima attrice del cast. Sul set giunge intanto un giornalista che intervista il regista; terminata l’intervista, il giornalista trova Stracci che accarezza il cane e glielo compra per mille lire. Con i soldi, Stracci corre a comprarsi una ricotta per sfamarsi, ma viene chiamato sul set e legato alla croce per la ripresa dei lavori; alla successiva interruzione, corre a mangiare la ricotta e, sorpreso dagli altri attori, viene invitato ad abbuffarsi con i resti del banchetto preparato per l’ultima cena. Al momento di girare la scena della crocifissione, muore di indigestione sulla croce. Il regista, senza ombra di commozione, commenta: “Povero Stracci. Crepare… non aveva altro modo di ricordarci che anche lui era vivo…”.

Lo spettacolo sarà un modo per ripercorrere la vita di chi si sacrifica su una croce che, nella versione di Haydn è il Cristo redentore ma, se dovessimo ampliare lo sguardo all’orizzonte, potrebbe essere la pena di ogni singolo essere umano. Quell’umanità che quotidianamente si aggira invisibile, proprio come il povero Stracci, cercando di vivere tra mille peripezie.

 

 

Cenni Storici sull’Opera:

Nel 1786 Franz Joseph Haydn riceve da un canonico di Cadice, nella Spagna meridionale, la richiesta di comporre una musica da eseguirsi durante le cerimonie del Venerdì Santo. Nasce la “Musica instrumentale sopra le 7 ultime parole del nostro Redentore in croce ovvero Sette Sonate con una introduzione ed alla fine un Terremoto” Hob:XX:1 nella versione originale per orchestra. Haydn ha sempre considerato questa composizione come uno dei suoi lavori migliori tanto da indurlo per sopperire alle esigenze di amatori che non erano in grado di disporre dell’orchestra necessaria, a preparare nel 1787, una trascrizione per quartetto d’archi Hob:XX:2 ed una riduzione per pianoforte Hob:XX:3 ed infine nel 1796 una versione per coro e orchestra Hob:XX:4 su testo di un canonico di Passau.

Nel 1801, dettando la prefazione per l’edizione Breitkopf della versione oratoriale delle sue “Ultime Sette Parole del Redentore sulla Croce, lo stesso Franz Joseph Haydn ci racconta la nascita di questo capolavoro:

“Circa 15 anni fa un canonico di Cadice mi chiese di scrivere una musica strumentale sulle Sette Parole di Gesù sulla Croce, adatta alle celebrazioni che ogni anno, durante la quaresima, si tenevano nella Cattedrale della sua città. Nel giorno di questa ricorrenza i muri, le finestre e le colonne della chiesa venivano coperte di teli neri e solo una lampada di grandi dimensioni, appesa nel mezzo della navata, illuminava la sacra oscurità.

Ad una determinata ora le porte venivano chiuse e la musica aveva inizio. Dopo un appropriato preludio, il vescovo saliva sul pulpito, pronunciava una delle sette Parole ed esponeva un breve commento; quindi scendeva e si inginocchiava davanti all’altare. La musica riempiva questa pausa. Il vescovo saliva una seconda volta sul pulpito, poi una terza, e così via. E ogni volta l’orchestra riprendeva a suonare alla fine del sermone.”

Haydn si concentra quindi sui passi dei Vangeli che raccontano gli ultimi istanti della vita di Gesù sulla terra e racconta con 7 Adagi, incorniciati da un Introduzione ed un Terremoto conclusivo, tutta l’umanità del Redentore: dal momento di estrema tenerezza nei confronti della Madre (Mulier ecce filius tuus/ Donna, ecco tuo figlio) allo stato di sofferenza fisica e spirituale raccontato dallo straziante “Sitio” (Ho sete), fino alla disperazione di “Deus meus, Deus meus, utquid dereliquisti me?” ( Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?) e la speranza di “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum (Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito). Il ciclo di sette Sonate si conclude con un “Presto con tutta forza” dal vigore impressionante, che rappresenta il terremoto raccontato dai Vangeli e permette all’ascoltatore di scaricare tutta la tensione accumulata nei brani precedenti.

Questo capolavoro, ideato come vera e propria meditazione musicale sulla morte del Redentore, è stato trascritto dallo stesso compositore anche nella versione per quartetto che proponiamo.

La composizione la cui prima esecuzione ebbe luogo presumibilmente il Venerdì Santo del 1786, si articola in sette sonate in tempo lento che meditano sulle ultime frasi pronunciate da Cristo sulla croce, precedute da una maestosa introduzione e concluse con un Presto che descrive il terremoto che sconvolse il Calvario come racconta il Vangelo di Matteo. Quando l’editore Artaria pubblica il lavoro Haydn fa inserire all’inizio di ogni sonata il testo delle sette parole sotto la parte del primo violino, per far concentrare gli esecutori sul contenuto di quanto suonano.

Musica: Franz Joseph Haydn

  • Introduzione – Maestoso e adagio
  • Sonata I – Pater, dimitte illis quia nesciunt quid faciunt – Largo
  • Sonata II – Hodie mecum eris in Paradiso – Grave e cantabile
  • Sonata III – Mulier, ecce filius tuus – Grave
  • Sonata IV – Deus meus, Deus meus, utquid dereliquisti me? – Largo
  • Sonata V – Sitio – Adagio
  • Sonata VI – Consummatum est – Lento
  • Sonata VII – In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum – Largo
  • Il terremoto – Presto e con tutta forza

Organico: quartetto d’archi e voce recitante

Angela Alessi (primo violino),

Andrea Ceriani (secondo violino),

Alberto Simonetti (viola),

Fausto Solci (violoncello)

Massimiliano Pegorini (voce recitante)

Composizione: Eisenstadt, Eszterhàza, 11 Febbraio 1787
Edizione: Artaria, Vienna, 1787

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