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Terezin e Bois du Cazier: due episodi da non dimenticare. Massimiliano Pegorini parla agli studenti dell’APC

Il 4 febbraio, davanti ad una platea di cinquanta studenti dell’Istituto Professionale APC, sezione associata dell’IIS Torriani, l’attore cremonese Massimiliano Pegorini, invitato dal prof. Giuseppe Marino, ha illustrato con l’aiuto di alcuni filmati due episodi apparentemente lontani, ma uniti da una medesima radice: un inganno perpetrato ai danni di un debole, smascherato dalla storia, e di cui deve essere mantenuto il ricordo. Due momenti che hanno anche un luogo in comune: la baracca, metafora dell’umiliazione a cui chi non ha altra scelta viene costretto a vivere.

Terezin è la prima tappa di questo percorso: il campo di concentramento che i nazisti abbellirono in previsione della visita della Croce Rossa. Il 23 giugno 1943, infatti, una delegazione avrebbe fatto un sopralluogo al campo. Furono creati negozi, piantati alberi, installati gazebo per concerti. Si trattava tuttavia di un inganno, di una messinscena che effettivamente riuscì a convincere il dottor Maurice Rossel, che stese un rapporto favorevole. Dopo qualche giorno tutti i detenuti di Theresienstadt furono inviati ad Auschwitz. Ma si salvarono i disegni e le poesie che i bambini avevano creato per l’occasione e che sono ora esposti a Praga.
Bois du Cazier, più tristemente noto come Marcinelle, è il secondo luogo da non dimenticare. “Venduti al Belgio per del carbone” si potrebbe dire dei lavoratori italiani che, ingannati da un manifesto a sfondo rosa, decisero di lasciare il Paese per emigrare in Belgio dove la mano d’opera in miniera scarseggiava. L’Italia usciva stremata dalla guerra; non c’era lavoro e De Gasperi, il 23 giugno 1946, firmò un accordo che prevedeva l’invio di cinquantamila minatori in cambio di 200 chilogrammi di carbone per minatore al giorno. Quei nostri connazionali finirono a vivere proprio nelle baracche di ferro sopravvissute alla guerra: torride d’estate e gelide d’inverno.
Ma questo sforzo di ricordare, di non lasciare all’oblio tante sofferenze deve aiutarci a costruire un mondo migliore? Oggi, ha concluso Pegorini, il Petit-Ch^ateaux di Bruxelles è uno dei centri per richiedenti asilo.”
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